
ott 28
La seconda Digital Food Conference pone il focus sull’approccio di Ferrero alla Ricerca e all’Innovazione e sull’importanza del presidio della filiera in relazione ai temi di Qualità, Sicurezza e Disponibilità delle materie prime agroalimentari.
Ripercorrendo quanto fatto nel progetto di Ricerca applicata Food Digital Monitoring, affrontiamo il case study dell’essiccazione della nocciola.
La sperimentazione e verifica delle diverse tecniche, l’ottimizzazione del processo, l’utilizzo di modelli data-driven in grado di stimare l’umidità residua delle nocciole all’interno dell’essiccatore senza la necessità di interrompere il processo, la sensorizzazione degli impianti, la sperimentazione di metodologie avanzate di risk assessment e di mappe di rischio, l’analisi con sistemi evoluti e digitalizzati dei difetti della materia prima che permettono un incremento della numerosità, affidabilità dei dati e una riduzione di tempi e costi delle analisi.
Ne parliamo con Luca Bolognini, Mauro Fontana, Giancarmine Apicella, Nicola Spigolon e Davide Bardone.
Abbiamo il piacere di parlare di "Qualità e Sicurezza Alimentare: ottimizzazione dei controlli e dei processi nella Filiera della Nocciola" con:
Mauro Fontana:
La prima cosa che ci dà come vantaggio è la risposta alla nostra grande esigenza di freschezza. Noi siamo convinti che il prodotto alimentare vive di freschezza: dalla materia prima ai tempi rapidi di processo a tempi rapidi di distribuzione. Quindi il fatto di avere i fornitori vicino è un vantaggio. Il secondo è che ci permette di conoscere nel dettaglio approfonditamente le diverse culture e modalità di produzione delle materie prime nei tre continenti, che hanno delle differenze non da poco. Per esempio il concetto di sicurezza alimentare in Europa è molto più alto dell’America che a sua volta è molto più alto della Cina per esempio. Siccome noi abbiamo degli standard che superano molte volte, anzi quasi sempre, gli standard internazionali di sicurezza alimentare e di qualità, questa necessità di omogeneità viene facilitata da un rapporto diretto vicino. Il terzo, ma questo è un vantaggio per i fornitori, è che riescono a essere stimolati su un avanzamento in termini proprio di sviluppo di tutto quanto serve alla qualità organolettica e la sicurezza alimentare.
Giancarmine Apicella:
Ce ne sarebbero molti, a me piace ricordarne uno che è legato alla mia gioventù. Si tratta dell’applicazione della pratica del sacco conosciuto alla filiera della menta piemonte. La menta piemonte è coltivata nelle zone di Pancalieri, di Cavallermaggiore ed è un prodotto di nicchia se lo paragoniamo alle grandi produzioni di menta che ci sono in altri Paesi, in India o negli Stati Uniti ma è un prodotto di eccellenza e Ferrero ne ha sempre supportato la coltivazione, non solo commercialmente ma diciamo con interventi di approfondimento e di messa a punto dei processi di distillazione e delle verifiche analitiche dei prodotti derivati, siamo riusciti a standardizzare e ottimizzare i processi e le caratteristiche qualitative dell’olio essenziale di menta piemonte che è un prodotto di grande eccellenza.
Nicola Spigolon:
Il mio punto di vista è imprescindibile. Oggi sempre di più vediamo che abbiamo una grandissima disponibilità di informazioni e dati ma diventa probabilmente molto importante il fatto che il dato sia generato in modo affidabile e veritiero. Questo non è un punto scontato quindi ci vogliono expertise per riuscire a generare questo dato. L’altro punto importante è che questo deve essere interpretato nel modo corretto quindi ci vuole anche qualcuno che sia in grado di farlo. Quindi secondo me FDM è stato proprio questo e diventa veramente imprescindibile condividere in fase iniziale un obiettivo chiaro e condividerlo trasversalmente a tutti in modo che tutti sappiano dove bisogna arrivare e mettere insieme enti competenti come in questo caso, come università o centri di ricerca o l’ azienda che conosce il tema. In questo caso dal mio punto di vista riusciamo a ottenere veramente un risultato robusto, affidabile e anche ad applicarlo. Quindi sicuramente importantissimo.
Davide Bardone:
Si anche io concordo con Nicola, per quel che mi riguarda molto spesso gli approcci data driven quindi machine learning e simili tendono e cercano di utilizzare il dato in maniera quasi trasparente quindi neanche interpretando che cosa stanno maneggiando ma in realtà l’input della cosiddetta domain knowledge di chi sa che cos’è il dato e soprattutto gli imput anche dei centri di ricerca sulle dinamiche chimiche fisiche che ci stanno dietro, spesso sono importantissimi per rendere tutto molto più rapido e efficace.